Pirateria. Facciamo chiarezza

Giugno 2010. C’è un aspetto legato al discorso pirateria che può essere assolutamente peggiore della pirateria stessa ed è la disinformazione o meglio l’errata informazione, una distorta visione dei fatti che ultimamente viene “propinata” agli utenti attraverso alcuni media, forse allo scopo di aumentare la tiratura sbattendo il mostro in prima pagina.
E proprio questo modo distorto di fare  informazione ci ha spinti a trattare in profondità l’argomento, per fare chiarezza sui suoi svariati aspetti evitando divagazioni concettuali o moralistiche.

L’aspetto della pirateria di nostro interesse è naturalmente quello legato al mondo del satellite, perciò è normale che ci si concentri in gran misura su questo, cercando di separare la pirateria vera e propria da alcune pratiche considerate illegali e perciò non giustificabili ma il cui utilizzo è perlomeno da comprendere.

La pirateria esiste da sempre e in tutti i campi: chi produce un bene qualsiasi, sia esso un oggetto materiale o un servizio si è sempre trovato a fare i conti con i disonesti di turno, sempre pronti ad approfittare a costo zero del lavoro altrui: e più il “mercato” è ampio, maggiore sarà l’interesse economico proveniente da questa spirale di illegalità.

Nel campo satellitare si passa dalla modifica del firmware del proprio ricevitore allo scopo di ricevere gratuitamente canali altrimenti a pagamento, per passare alle card e CAM “riprogrammabili” sino ad arrivare all’utilizzo di emulatori e allo sharing, sia casalingo sia attraverso la distribuzione remota.

Dubbie interpretazioni
Ora trovare il bandolo della matassa è veramente complicato, nel senso che una molteplicità di aspetti e comportamenti altamente illegali e deplorabili si intrecciano con altri la cui illegalità è legata ad interpretazioni: questa baraonda si amplifica inevitabilmente su Internet, patria delle informazioni ma anche dei “lamer” (aspirante cracker con conoscenze informatiche limitate), generando ancora più confusione.

Se da un lato, infatti, troviamo siti e forum che assolutamente non trattano l’argomento della pirateria proprio per evitare spiacevoli incomprensioni con l’aspetto legale, dall’altro lato ci sono molti più portali che, invece, rendono disponibile qualsiasi materiale illegale immesso in rete, fornendo spiegazioni, schemi e quant’altro venga richiesto.

Ma il peggio deve ancora venire e solo un’ulteriore distinzione porta alla luce il problema ancora più grave e cioè l’assoluta mancanza di competenza di alcuni forum dichiaratamente “pirata” che producono un numero di adepti che si credono hacker satellitari quando le loro conoscenze sono, in verità, ben sotto la media.

È inutile negare l’esistenza di forum qualificati che, pur gestendo materiale relativo alla pirateria, manifestano comportamenti e regolamenti da fare invidia: forse da condannare a livello morale e legale ma comunque apprezzabili sotto il profilo tecnico, quello per noi più interessante.
Il comportamento di alcuni siti che definiremo poco professionali è stato di recente preso a modello anche da alcune riviste, anche se non del settore satellitare, spintesi tranquillamente a pubblicare i metodi per alcun pratiche illegali: tra l’altro utilizzando negli screenshoot relativi il firmware di un noto gruppo, il SifTeam, più volte citato nelle nostre prove e che nulla ha da spartire con lo sviluppo dello “sharing”.

Questi comportamenti, alcuni protratti negli anni e altri di recente introduzione, hanno contribuito a creare un gruppo – potremo definirli “lamerpirati” – arrecano più danni della pirateria stessa, persone poco preparate che utilizzano metodi senza comprenderli per elevarsi al rango di pirata satellitare, quasi questo fosse un vanto.

Un passo indietro
Il segnale satellitare che arriva ai nostri ricevitori tramite l’impianto di ricezione il più delle volte è criptato, ossia  codificato affinché ad usufruirne siano solamente gli utenti provvisti di un regolare abbonamento.
Nella stragrande maggioranza dei casi la chiave per decodificare queste trasmissioni è la smart card, ossia una tessera a chip in grado di colloquiare con il ricevitore, molte volte tramite la CAM, per fornire i dati necessari alla decodifica stessa.

Questo, semplificato al massimo, è lo schema con cui la pirateria satellitare si trova a fare i conti: sembra evidente come il nocciolo della questione stia nell’interfaccia tra card e ricevitore ed è proprio su questo aspetto che la pirateria si concentra.
I più preparati tra gli appassionati di Tv satellitare ricorderanno senza dubbio Markus Kuhn, studente universitario che, in una visione leggermente romantica e utopistica, trovò il modo, grazie ad un’interfaccia seriale, di “crakkare” SKY, come approfondito nel box a parte.

Che l’invenzione fosse tutta farina del suo sacco o che qualche interesse superiore abbia aiutato la sua opera non influenza comunque il risultato finale, che vede la season  utilizzata ancora oggi per spiare il traffico tra ricevitore e card. Ed è anche grazie ad una incessante opera di log dei colloqui che la pirateria satellitare ha conosciuto il suo boom negli anni seguenti: prima con le PIC card, prime card con microprocessore, poi con le MOSC (Modified Original Smart Card), card ufficiali scadute e quindi riattivate grazie ad un processo di parziale riprogrammazione.

L’avvento del GoldBox offerto in comodato d’uso per il sistema SECA portò ad un fenomeno di pirateria sulle smart card senza precedenti: in pochissimo tempo e con mezzi limitati fu reso possibile clonare una card su un supporto diverso dall’originale, tipicamente una wafer card, così come modificare la smart card stessa.

Alibi e sospetti
Leggende metropolitane indicano come la volontà di dismettere quel sistema di codifica da parte del nuovo provider SKY abbia potuto spingere i laboratori della NDS a dare una spallata al SECA. Fantasie?
Qualcuno ha detto che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: certo è che probabilmente nessuno altro sistema di codifica ha mai subito una violazione così spinta. L’accertata e dimostrabile insicurezza del SECA permise a SKY di passare al suo sistema di codifica, NDS, in vigore tuttora.

Questi brevi cenni storici hanno lo scopo di evidenziare come opera la pirateria satellitare: non avviene praticamente mai, SECA a parte, che il sistema di criptatura sia “crakkato” nella sua totalità: piuttosto si lavora sul colloquio tra card e ricevitore cercando di approfittare delle conoscenze derivanti dallo studio dei colloqui tra gli stessi.

Questa è naturalmente una spiegazione semplicistica, così come dovrebbe essere evidente come la figura del ragazzino che, munito di un piccolo computer e al buio della sua cameretta viola i sistemi di criptatura andrebbe lasciata ai film per ragazzi.
Per avere una minima speranza nella titanica impresa di crakkare un sistema di cifratura servono preparazione, esperienza ed investimenti, cosa che solo la pirateria satellitare commerciale può permettersi.

Card e CAM sotto accusa
Possiamo quindi tirare le primissime conclusioni: la pirateria satellitare è, oggi, un fenomeno commerciale dove interessi economici più o meno consistenti spingono aziende a sviluppare metodi per eludere i sistemi di criptatura.

Proprio l’aspetto commerciale implica che debba esserci una vendita di qualche tipo, e infatti assistiamo alla commercializzazione di card dai nomi più svariati che promettono meraviglie, CAM riprogrammabili che a breve distribuiranno anche il caffè e via di questo passo.
Millenium, Opos, Titanium e ancora Dragon, Matrix e Joker: nomi che colpiscono la fantasia, card e CAM che funzionano grazie a continue riprogrammazioni del firmware di gestione allo scopo di inserire i file aggiornati.

Il più delle volte la visione del programma dura poche ore e poi si deve attendere che il team di sviluppo pubblichi i nuovi file: sfortuna vuole  che quando questi vengono messi on line il più delle volte il programma che si stava seguendo con interesse è finito.

Volendo fare alcune considerazioni che sfiorano la dietrologia va segnalato come non sia raro vedere card che aprono alcuni interessanti canali per alcuni giorni per poi spegnersi completamente e non venire più aggiornate: possiamo considerarla una sorta di pubblicità a favore dell’emittente e ci chiediamo se questa sia sempre all’oscuro, specie quando si tratta di canali hard.

Interessi da tutelare
Le prospettive non sono per nulla allettanti per la pirateria satellitare basata su questi metodi, né per i commercianti e neppure per gli utenti: è evidente che l’aumento degli interessi economici spinga i broadcaster ad aumentare gli investimenti in tema di sicurezza, onde evitare di vedere dilapidati i propri guadagni per colpa della visione illegale.

Difficile, ai giorni nostri, pensare ad una pirateria “casereccia”, fatta di log e di intuizioni e questo fatto induce a non definire pirata, ma solo disonesto, chi utilizza metodi pirata. Se vogliamo proprio tracciare un ritratto romantico del pirata satellitare non riconducibile ad aziende con interessi economici, allora va detto che questo personaggio non trae guadagno dalle proprie scoperte e le divulga solo a scopo di studio.

In effetti, può sembrare paradossale ma i più preparati su pratiche illegali relative al satellite sono tipicamente persone con più di un abbonamento regolarmente sottoscritto anche se lo utilizzano poco per la visione regolare dei canali: strani personaggi tipicamente con preparazione sopra la media ed esperienze lavorative degne del miglior curriculum.

Comportamenti illegali
Ma se il livello di pirateria, attenendoci alle smart card e alle CAM, è relativamente poco preoccupante, la situazione precipita se ci si sposta sul discorso emulatori e sharing.
Questi termini sono legati a doppio filo con i ricevitori Enigma-based, ossia i ricevitori gestiti da Enigma, vero e proprio  sistema open source basato su Linux che permette una gestione molto aperta di questi ricevitori dotati di un hardware superiore.

Un ricevitore con Enigma è perfettamente legale, il problema dell’illegalità sorge con l’installazione dei plug-in, ovvero moduli aggiuntivi agganciabili al firmware di gestione direttamente da Internet o, nel peggiore dei casi, con un collegamento ad un computer: la vera forza di Enigma, ovvero la possibilità di aumentarne le prestazioni grazie a parti di firmware sviluppate e distribuite esternamente al produttore, è la parte più utilizzata  dalla pirateria.

Abbiamo voluto fare questa precisazione in quanto, sempre a causa di un’informazione leggera, capita di sentire identificare i ricevitori Linux con la pirateria, come se il possesso di un CD copiato rendesse pirata il lettore di CD stesso.
Gli add-on utilizzati per la pirateria sono gli emulatori, approfonditi nel box in apertura di articolo: considerato che per il loro utilizzo serve sempre una card ufficiale, la loro illegalità sta nel fatto che non vengono riconosciute le rojalties ai fornitori del sistema di accesso condizionato.

Supponiamo di possedere un ricevitore con uno slot per le card non compatibile con alcun sistema di accesso: ciò significa che il produttore non ha pagato i diritti ad alcun sistema di criptatura ma, grazie all’installazione di un emulatore, il lettore di card del ricevitore viene reso compatibile con tutti i sistemi di criptatura utilizzati.

Lo spettro dello sharing
È evidente che la cosa non è perfettamente legale come lo sarebbe con l’utilizzo di una CAM, la cui commercializzazione non può prescindere dal riconoscimento delle rojalties a chi di dovere.
Ma questo mancato  pagamento, se pure importante, non è nulla in confronto al devastante impatto dello “sharing”: gli emulatori, infatti, sono costruiti in modo di colloquiare con la card e passare al ricevitore le informazioni necessarie, peccato che la card non sa da chi arriva l’interrogazione e questo consente a più di un ricevitore di interrogare la stessa card tramite l’interfaccia di rete di cui sono dotati i ricevitori Enigma, passando dall’emulatore e dando così la possibilità di “condividere” (share) un abbonamento tra più di un ricevitore.

Volendo essere ottimisti si potrebbe pensare che la faccenda non sia grave e gli effetti potrebbero esser ridotti se contenuti tra le quattro mura di casa; il vero problema è che la rete casalinga di ricevitori spesso è collegata in Internet e con poche modifiche di configurazione chiunque può rendere disponibile il proprio abbonamento in rete e usufruire di altri abbonamenti.
Quello che per il file sharing è e-Mule o b-Torrent, per il sat sharing sono gli emulatori e, ancora più grave e con portate inimmaginabili, è la commercializzazioni di file di configurazione ai fino di usufruire, tramite il proprio ricevitore, della possibilità di vedere gratuitamente quasi ogni canale ricevibile.

Poche, per ora, le contromisure adottate dai broadcaster satellitari, sia per la penetrazione ancora relativamente scarsa del fenomeno sia per le difficoltà tecniche nel trovare una soluzione adeguata.

Argini protetti
Un antico proverbio recita: Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Sarebbe semplicistico sostenere che la penetrazione dello sharing è da imputarsi al nostro principale broadcaster pay, ma è innegabile come la rigidità nell’impedire la commercializzazione di una CAM per il sistema NDS e la posizione dominante, imponendo soluzioni di vincolo per i  propri abbonati (es. SkyBox), non abbia certo giocato a favore.

Un broadcaster satellitare dovrebbe avere il suo core-business nella distribuzione di contenuti e non nella diffusione di ricevitori o, come recentemente avviene, anche di televisori. Eppure questa pratica di imporre il proprio televisore per usufruire del proprio abbonamento non sembra destinata a finire: sarebbe come se i distributori GPL costringessero ad utilizzare una vettura compatibile con quel carburante e solo da loro distribuita in esclusiva.

Non sono lontani i tempi in cui ci si spartiva i diritti televisivi relativi al Calcio tra tre provider satellitari, non sono lontani i tempi in cui l’avvento della Common Interface sembrava la soluzione ottimale per avere un solo ricevitore con cui gestire i propri abbonamenti. Senza che l’utente medio se ne rendesse conto, la situazione è tornata simile a quella dell’era delle trasmissione analogiche allora dominata dai sistemi D2-Mac, Videocrypt1 e Vidocrypt2: epoca in cui per ognuno serviva un ricevitore.

Ora, dopo quindici anni, per usufruire delle offerte a pagamento relative al satellite e al Digitale terrestre, è necessario più di un ricevitore, in barba alla semplificazione e tanto sbandierata compatibilità d’uso dei moderni apparecchi digitali. E per fortuna che TivùSat è stata costretta a vendere le proprie card anche slegate dalla vendita del ricevitore, altrimenti i nostri salotti si sarebbero trasformati in imbarazzanti negozi di elettronica. 

L’illegalità non è mai la risposta, ma la si può combatterle o per lo meno arginare anche con una politica più flessibile da parte di chi fornisce il servizio: la legge sul decoder unico aveva un suo senso e senza dubbio l’utilizzo delle CAM permetterebbe ad ogni utente di potersi scegliere il proprio ricevitore, con un indiscusso beneficio anche per l’economia di settore.

Pirati all’arrembaggio?
Ci fermiamo qui: parlare della pirateria e dei suoi metodi, considerata la sua penetrazione tra gli appassionati del Sat, è tanto utile quanto doveroso. Spiegare i metodi, fornire indicazioni, orientare verso alcuni forum sarebbe criminale oltre che illegale: nessuno può augurarsi un aumento della pirateria satellitare perché tale aumento coinciderebbe con maggiori spese per il suo contenimento e ciò a discapito di investimenti mirati al miglioramento delle trasmissioni.

A dire il vero, questa breve valutazione sugli aspetti della pirateria dovrebbe comunque far riflettere e fornire i metodi per distinguere tra pirateria e comportamenti illegali: la pirateria è vendere un servizio per permettere la visione illegale dei programmi, ladro è chi ne usufruisce, un po’ meno ladro è chi desidera solo usufruire del proprio abbonamento, utilizzando i mezzi che preferisce e senza assurde imposizioni.

Gli emulatori sono certamente illegali ma è legale che ogni card debba essere utilizzata con un solo televisore oppure è soltanto una logica conseguenza del rigido vincolo tecnologico a cui è stato sottoposto il ricevitore SKY? La pirateria va combattuta con ogni mezzo, anche considerando ogni utente satellitare un potenziale cliente e non un potenziale pirata.

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