Sigle complesse, chiarezza necessaria

Agosto 2009. Tutti noi, esperti e non, sappiamo quale sia l’utilizzo principale di un ricevitore digitale: permettere, con l’aiuto di una parabola satellitare, la visione di canali televisivi.

Definizione così semplice da essere quasi banale, ma i canali televisivi trasmessi via satellite non presentano tutti le stesse caratteristiche, e tra le peculiarità che possono fare la differenza vi è appunto il fatto di essere codificati.

La codifica di un canale satellitare al fine di renderlo visibile solamente a una ristretta categoria di utenti è una necessità di lunga data, portata dall’avvento della pay-tv.
Infatti, per trasmettere materiale interessante, di qualsiasi tipologia si tratti, servono ingenti investimenti che non possono essere ripagati soltanto con gli introiti pubblicitari che ne derivano: da qui la necessità di restringere la visione ad una cerchia di spettatori paganti, gli abbonati, che possono usufruire della visione dei programmi codificati mediante l’impiego di una smart card fornita dal provider stesso.

Il caso estremo di gestione della questione “criptatura” è dato da SKY, il maggior broadcaster per il mercato italiano, che obbliga gli abbonati ad utilizzare il decoder fornito in comodato d’uso, anche se di recente si è visto uno spiraglio nelle rigide posizioni dell’emittente, con l’uscita sul mercato di un ricevitore compatibile NDS con l’assenso di SKY.
Quindi la prima distinzione importante da tenere a mente è tra ricevitori free-to-air, ossia privi della circuiteria necessaria a qualunque forma di decodifica di un segnale criptato, e gli altri capaci in modi diversi di gestire i segnali codificati.

Anche nel passato recente, riferendoci alle trasmissioni analogiche, la situazione si presentava simile ad oggi: i sistemi di codifica più utilizzati, o almeno i più conosciuti all’utenza italiana, erano Videocrypt ed Eurocrypt. Le prime modifiche nell’hardware dei ricevitori per permettere la decodifica di segnali criptati fu, come facile intuire, l’introduzione di uno o più slot per smart card con i circuiti necessari alla loro gestione.

In questo modo ogni ricevitore digitale munito di smart card reader diventa compatibile con il sistema di codifica – uno e soltanto uno – in esso implementato.
Va tenuto conto che, per implementare un sistema di codifica su di un  ricevitore, i produttori pagano una tassa ai gestori dei sistema di codifica stesso.

L’introduzione della circuiteria necessaria alla decodifica all’interno del ricevitore stesso ha, però, una grossa limitazione: per permettere la visione di più sistemi di codifica servono più ricevitori, e questo non è né pratico né economico. 

Common Interface e Common Access Module
Proprio la limitazione accennata sopra portò allo sviluppo della Common Interface: il concetto di base è semplice e l’idea buona.
La circuitazione designata alla decodifica viene spostata su di un modulo esterno, CAM, che si interfaccia al ricevitore tramite uno slot PCMCIA simile a quello dei personal computer portatili. In questo modo ogni ricevitore in standard CI integra la necessaria elettronica di controllo delegata al “colloquio” con qualsiasi modulo CAM inserito.

Un solo ricevitore può, quindi, essere compatibile con qualsiasi sistema di codifica implementato su di un modulo CAM. Sembrerebbe il classico uovo di Colombo, se non fosse che interessi economici hanno impedito che tutti i broadcaster adottassero questo metodo: di fatto il migliore per i consumatori, come nel caso di SKY (vedi riquadro di approfondimento).
In ogni caso una delle prime CAM ad essere messa in commercio fu quella per la codifica Irdeto, la più attesa, ai tempi, in quanto utilizzata da Tele+,  antenata dell’attuale SKY.

Parallelamente questa innovazione diede una decisa spinta al mercato dei ricevitori digitali e i produttori presentarono modelli dotati di Common Interface.
Il successo della Common Interface è stato solo parziale proprio per la reticenza di alcuni provider ad implementare le loro codifiche su una CAM: come per NDS ai giorni nostri negli anni della nascita del CI era il Seca, utilizzato dal broadcaster D+, a non essere presente su alcun modulo.

Ma, come si sa, la necessità aguzza l’ingegno e, grazie alla “pirateria satellitare”, iniziarono a circolare su Internet metodi di programmazioni delle CAM per renderli compatibili con più sistemi di codifica contemporaneamente, oppure con sistemi di criptatura per i quali non esistevano CAM.

L’illegalità dell’impiego di questi sistemi è data dal mancato pagamento delle royalties ai proprietari dei sistemi di codifica, ma tuttora esistono CAM dette appunto MultiCAS che funzionano in pratica con tutti i sistemi di criptatura conosciuti.
Pur non essendo a favore di alcuna forma di pirateria, va riconosciuto come questi particolari sviluppi siano andati a favore dell’utenza e, naturalmente, a danno dei proprietari dei sistemi di codifica.

CAS ed emulatori
Abbiamo quindi imparato a distinguere fra ricevitori free-to-air (FTA) e Common Interface (CI), come pure tra un ricevitore con CAS integrato e un lettore di smart card, per cui non ci resta che effettuare l’ultimo passo lungo il solco dalla tecnologia… ma si tratta ancora una volta di un percorso non propriamente tracciato nel segno della legalità!

Se qualche tempo fa la componente necessaria alla codifica era implementata via hardware, ora, con l’aumentare della dotazione dei ricevitori digitali, essa viene sovente implementata via software.

È il caso dei ricevitori Linux embedded, facilmente aggiornabili attraverso periodici plug-in allo scopo di rinforzare il firmware di base dell’apparecchio potenziandone le prestazioni.
Nel caso specifico si tratta dei cosiddetti emulatori (EMU), parti di codice che, interfacciandosi con il lettore di smart card, consentono di utilizzare qualsiasi codifica: e sarà proprio l’emulatore a farsi carico della parte di decodifica necessaria al funzionamento della card stessa.

È facile comprendere come un ricevitore che non ha pagato tasse per l’utilizzo di alcun sistema di codifica e si ritrovi a poter funzionare con tutti non sia propriamente un esempio specchiato di rispetto della legge, soprrattutto se questi emulatori rendono possibile anche lo “sharing” (diffusione) dei canali ricevuti.

Bisogna in ogni caso ribadire come sia sempre necessario, tranne rari e sporadici casi, l’impiego di una smart card valida, quindi di un abbonamento, per usufruire dei programmi a pagamento, a differenza di qualche anno fa quando le smart card “piratate” erano la vera e propria piaga per i broadcaster satellitari.

L’avvento delle trasmissioni digitali terrestri sta seguendo la stessa falsariga: nonostante le pubblicità ci bombardino con la promessa di centinaia di fantomatici canali gratuiti, anche in questo caso il vero boom avverrà seguendo l’iter del satellite, e cioè con le trasmissioni a pagamento. E anche in questo caso la tecnologia ci propone le stesse soluzioni: smart card integrata e CAM.

Punti fermi per meglio capire
Abbiamo visto, in queste poche righe, quale sia la peculiarità forse più importante di un ricevitore digitale: la possibilità o meno di gestire un segnale codificato, cioè la possibilità di vedere le trasmissioni criptate.

Abbiamo anche visto che esistono ricevitori dotati di uno o più slot per le card, smart card reader, ma capaci di gestire un solo sistema di codifica, mentre esistono ricevitori conosciuti come CI che accettano moduli relativi ai sistemi di codifica più svariati, anche se per qualche sistema di codifica non esiste il modulo CAM adeguato.

Parecchi costruttori propongono ricevitori con entrambe le caratteristiche sopra citate, ossia dei Common Interface provvisti di un CAS interno per una qualche codifica particolare.

Per ultimo abbiamo visto come alcuni ricevitori, Linux embedded in primis, possano essere modificati via software in modo da consentire il loro utilizzo con qualsiasi sistema di codifica conosciuto, manovra non proprio legale. Tutte queste nozioni possono servire sia per cultura personale sia per passione, ma il più delle volte devono tornarci utili al momento dell’acquisto di un ricevitore.

È inutile farsi attirare dalla possibilità di modificare un ricevitore Linux senza qualche nozione avanzata, così come sarebbe inutile dotarsi di ricevitori dalle innumerevoli possibilità di utilizzo di card se poi intendiamo seguire i soli programmi free-to-air.

Come al solito la verità sta nel mezzo e il consiglio è di munirsi di un apparato dalle prestazioni adeguate alle personali esigenze evitando i conflitti già dalla prima installazione.

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