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Giugno 2010. C’era una volta… Potremmo anche iniziare in questo modo: nonostante siano passati pochi anni i ricordi dei primi ricevitori digitali sono oramai offuscati e i nuovi utenti sono distanti anni luce dai loro predecessori, proprio grazie alle innumerevoli innovazioni apportate ai ricevitori digitali ed ai “device” ad essi connessi.

C’era una volta il ricevitore digitale che necessitava solamente del collegamento alla discesa di antenna, e funzionava senza grossi intoppi; c’era una volta il ricevitore che si collegava tramite Scart al proprio videoregistratore per poter registrare i programmi preferiti; c’era una volta, infine, il ricevitore che non necessitava di aggiornamenti del firmware in quanto le modifiche al software non erano quasi mai necessarie.

In quei primi anni di sviluppo delle trasmissioni digitali il ricevitore era un apparecchio a se stante e che una volta collegato al televisore e alla parabola era pronto a dare il meglio di sé senza necessità di ulteriori settaggi, impostazioni e collegamenti.

Ora le cose sono notevolmente cambiate e solo per un uso ridotto al minimo del ricevitore possiamo far finta che non esistano le connessioni al mondo esterno.
Ogni volta che si affrontano discorsi sull’innovazione tecnologica ci si chiede se il gioco vale la candela, se la crescente difficoltà incontrata nel configurare un certo apparecchio sia in qualche modo compensata dalle maggiori prestazioni oppure se la maggior parte delle funzioni aggiuntive sia poco utilizzata dal consumatore medio.

Come al solito si rischia di entrare in discussioni astratte, poco attinenti alla realtà: è palese che gli appassionati di satellite auspichino sempre maggior tecnologia all’interno dei propri ricevitori anche se talvolta a scapito della semplicità d’impiego, così come è normale che un utente medio voglia utilizzare il ricevitore per vedere la televisione senza dover frequentare un corso accelerato di informatica.

Molteplici porte a disposizione
Chi segue con attenzione le prove sulla nostra rivista avrà sicuramente notato l’attenzione da noi posta sull’aspetto connettività di un ricevitore digitale e quanta sia varia la gamma di connessioni presenti.

Mentre una volta era raro anche solo trovare più di una Scart, oggigiorno anche il più economico dei ricevitori presenta sul retro una vasta gamma di porte, prese e connessioni, tanto da mettere in imbarazzo i meno esperti.
Troviamo collegamenti video, porte HDMI per l’Alta Definizione, prese audio analogico e digitale, ottiche e non, sino ad arrivare alle connessioni tipiche di un computer ovvero seriale, eSATA, USB e LAN: un vero e proprio arsenale di connessioni con cui effettuare qualunque collegamento tra ricevitore e computer, anche tra diversi ricevitori sino ad arrivare a considerarli parte integrante della propria rete casalinga.

Nonostante non sia lo scopo di queste pagine dilungarsi sulle motivazioni per cui è consigliabile collegare un ricevitore ad un computer, va comunque ricordato  come le operazioni di aggiornamento del firmware e i setting siano quasi sempre dipendenti dal computer oppure da una connessione Internet presente sul ricevitore se questo è un Linux basato su Enigma, dove le operazioni d’aggiornamento sono divenute periodiche. Inserimento di nuovi settings per l’uscita di nuovi canali, plug-in, aggiornamento del firmware sono operazioni all’ordine del giorno e di grande comodità.

Ed è proprio sui ricevitori Enigma, la cui diffusione tra gli appassionati è in costante aumento, che dobbiamo concentrare la nostra attenzione per godere appieno delle possibilità offerte dalla connessione principale di questi ricevitori: quella di rete. Innanzitutto va puntualizzato che non soltanto le macchine Enigma possiedono questa connessione ma solamente esse permettono un utilizzo libero da limitazioni, proprio perché il firmware di gestione viene sviluppato da gruppi esterni al produttore.

Enigma connection
L’acquisto di un ricevitore basato su Enigma è spesso una scelta fondata proprio sul livello di connettività offerto da questo tipo di ricevitore, specialmente tramite la rete: quando ben collegati in rete e “settati” per un corretto utilizzo della stessa, essi offrono il meglio, permettendo di scaricare contenuti da Internet senza il ricorso al computer così come, spesso tramite plug-in dedicati, la visione di filmati da YouTube.

Sempre tramite la rete possiamo visualizzare contenuti multimediali memorizzati su altri computer e registrare su hard disk remoti.
Proprio per rendere possibile tutto ciò nel modo più economico e più semplice dobbiamo prestare particolare attenzione alla progettazione e costruzione della nostra rete locale: è chiaro che gran parte dei lettori non abbia la possibilità di estendere la cablatura della rete locale nel proprio appartamento, operazione che andrebbe effettuata al momento della costruzione della casa unitamente all’impianto elettrico.

Sfortunatamente la cultura informatica in Italia non è ancora diffusa come dovrebbe, evidenziando colpevoli lacune nelle normali attività come la progettazione di un impianto, per cui ognuno dovrà adattare le spiegazioni alla propria situazione.

Traffico disciplinato
Il cuore di tutto il collegamento, se vogliamo poter colloquiare con Internet, è il router che, come riportato nel box a parte, è il dispositivo che disciplina il traffico interno e verso Internet degli apparecchi ad esso collegati.
Il router è collegato sulla rete pubblica tramite il classico doppino telefonico (eccezion fatta per le connessioni in fibra) e ai vari apparati della rete locale, che mette appunto in comunicazione tra loro, tramite altrettante connessioni cablate o wireless.
In pratica, una connessione da un punto a molti punti, contrariamente alla connessione seriale RS232 di tipo punto-punto.

Il router è la prima pietra del nostro impianto e, potendo, andrebbe posizionato all’arrivo della rete telefonica in modo da separare la linea-dati dalla fonia, separazione ottenuta tramite un semplice filtro fornito insieme al router.

Dal punto d’installazione del router – centrale al nostro impianto – partiranno tutte le connessioni ai vari apparecchi: nonostante l’enorme diffusione delle connessioni wireless e l’aumento della velocità di trasmissione è ancora preferibile una buona linea cablata, specie per i minori disturbi ai quali è sottoposta.
Questo esempio d’impianto casalingo, nonostante la sua semplicità, è il non plus ultra, specie se il router, in proiezione futura, sarà del tipo wireless. Ciò garantirà la connessione con ogni apparecchio in rete attraverso un PC wireless, da ogni punto della casa coperta dal segnale.

Tre decoder via LAN
Per fare un esempio concreto immaginiamo un parco ricevitori formato da un DreamBox DM800, un Qbox-HD e un IpBox91H: un impianto di tutto rispetto specie se collochiamo i tre decoder all’interno di una rete gestita dal router NetGear DG834G.

Figura 1. Il retro del decoder QboxHD. Oltre all’ottima dotazione di connessioni si noti la presenza delle antenne per la trasmissione wireless.

Innumerevoli le possibilità di connessione: potremo collegare tutti i ricevitori al router tramite cavo, quando possibile, oppure potremo approfittare del fatto che il Qbox-HD integri una scheda di rete wireless e quindi possa fare a meno della connessione cablata, e che il DM800 operi senza fili semplicemente inserendo una penna USB wireless compatibile (vedi prova sullo scorso numero di marzo).

Figura 2. Una penna USB per la connessione wireless. Con questi dispositivi possiamo dotare un computer di ulteriore connettività alla rete. Da non dimenticare che alcuni ricevitori, come il DreamBox 800, riconoscono una vasta gamma di penne USB wireless, permettendo la messa in rete del ricevitore tramite un router senza fili.

Ma supponiamo che la fortuna non sia dalla nostra parte e che non siano presenti connessioni cablate ed ancora non si possa neppure pensare di realizzarne una: abbiamo visto che due ricevitori riescono in qualche modo a supportare la connettività wireless, ma per quelli, come il piccolo di casa IpBox, che non la supportano, come si fa?

Semplicemente ricorrendo a dispositivi del tipo PowerLine, illustrati nel riquadro (ad onde convogliate). 
Essenzialmente grazie a questi trasduttori possiamo far viaggiare sulla rete elettrica di casa i pacchetti di dati che normalmente transiterebbero sul cavo di rete e, così facendo, avremo superato anche l’ultimo ostacolo verso la piena connettività.

Infinite possibilità
Certamente sarebbe presuntuosa la pretesa di spiegare in poche righe le problematiche della cablatura di una rete locale, così come le sue possibilità e peculiarità: il nostro scopo, come al solito, è di solleticare la curiosità degli appassionati fornendo lo spunto di partenza.
Possiamo garantire che la connessione in rete del ricevitore insieme al resto degli apparecchi informatici di casa porta a risolvere molte problematiche, oltre ad offrire una incredibile flessibilità nella gestione dei contenuti.

Infatti, con poche righe di configurazione potremo “istruire” i ricevitori Linux affinché utilizzino come hard disk un “device” remoto, rendendo così possibile la centralizzazione sul disco fisso di rete (NAS) di tutti i contenuti multimediali usufruendone da qualsiasi postazione.

Sempre grazie alla connettività non si avranno problemi per l’invio dei setting verso qualunque apparato e sarà anche possibile prendere possesso dei vari ricevitori tramite personal computer, grazie alla web-interface messa a disposizione dai firmware Enigma-based.
Senza contare che con i ricevitori in rete i più temerari potranno condividere – in barba alla legge – anche le card relative ai nostri abbonamenti pay. E questo non è che l’inizio…

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