Un segugio sulle tracce del Sat

Aprile 2009. Una costante nell’utilizzo di un ricevitore digitale è data dalla ricerca e successiva memorizzazione dei canali: con le vecchie trasmissioni analogiche terrestri era la televisione, per meglio dire il tuner integrato nel televisore, ad occuparsi di tutto con una scansione completa delle frequenze in quanto i dati identificativi dei canali erano relativamente pochi.

Con l’avvento delle trasmissioni satellitari, specialmente dal digitale in poi, questo modo di agire è radicalmente cambiato e ora l’utente si trova ad avere a che fare con oggetti quali satelliti e transponder, oltre ai canali e, tipicamente, non è più il televisore ma il ricevitore digitale delegato alle operazioni di ricerca canali.

Schematizzando al massimo possiamo dire che ogni satellite contiene delle unità, dette transponder, le quali a loro volta possono contenere più canali con le stesse caratteristiche di sintonizzazione. I dati salienti di un transponder, unità che più ci interessa, sono frequenza, polarità, symbol rate e FEC e per una loro analisi più approfondita vi rimandiamo al box relativo.

Ogni ricevitore ha in memoria una lista di transponder relativa ai vari satelliti e quando ci si appresta ad affrontare la procedura di ricerca canali senza ricorrere ad un file di settings preconfezionato, si hanno a disposizione due tipi di ricerca, manuale o automatica.

Nel primo caso dobbiamo conoscere i transponder sui quali vogliamo effettuare la ricerca, selezionandoli da quelli che il ricevitore mette a disposizione oppure, se il transponder non è in lista, inserirne i dati manualmente.

Nella ricerca automatica il decoder effettua una ricerca su tutti i transponder del suo elenco, senza ulteriore intervento da parte dell’utente: la procedura è senza dubbio più lunga ma non c’è la necessità di conoscere i dati di sintonizzazione in quanto la ricerca riguarda tutta la lista.

Entrambe le procedure lamentano alcuni punti a sfavore, come facilmente intuibile: tanto la prima quanto la seconda agiscono sulla lista di transponder memorizzati nel ricevitore, lista che può essere incompleta o errata in quanto, nel tempo, sono sopraggiunti variazioni da parte dei provider.

Certo, l’appassionato attento si tiene aggiornato sulle frequenti variazioni in atto, ma non si può pretendere che lo faccia il comune telespettatore. In più, ogni variazione di dati va riportata sulla lista di transponder del proprio ricevitore al fine di una nuova ricerca.
La difficoltà di queste procedure si ripercuote, di solito, nel non avere mai il ricevitore aggiornato, perdendo la visione di tanti canali sicuramente di nostro interesse.

Versioni software e hardware
Viene comunemente chiamata Blind Scan la procedura secondo la quale il ricevitore effettua una scansione di tutte le frequenze sintonizzabili dal ricevitore ricavandone i transponder ricevibili e generando la lista corrispondente.
Questo metodo di ricerca non si appoggia a nessuna lista preconfezionata ma, come spiegato, è proprio la procedura stessa a generare la nuova lista di transponder.

Il menu del ricevitore, solitamente, richiede un range di frequenze entro cui effettuare la ricerca e uno step in MHz, che definisce ogni quanto provare a cercare un transponder.
Definiti questi dati, il resto del lavoro sarà completamente automatico e produrrà l’aggiornamento della lista dei transponder e, in alcuni casi, anche l’automatica sintonizzazione dei canali relativi ai transponder trovati.

Il metodo Blind Scan – tradotto in scansione alla cieca – può essere implementato via software o via hardware.
Nel primo caso è una procedura inserita nel firmware che forza il tuner passo passo a provare quasi tutte le combinazioni di dati che possono portare a trovare un transponder.
Nel secondo caso, ben più potente, è il tuner che ha le capacità per ricavare i dati necessari.

Capillare test di valutazione
Può essere utile un approfondimento per capire meglio come funziona questa innovativa procedura partendo dalla versione meno potente, quella software.

Supponiamo di volere trovare i transponder disponibili dalla frequenza di 10717 sino a 10730 a passi di 1MHz: non è difficile capire come si potrebbe ipoteticamente agire in un ricevitore senza Blind Scan.
Si potrebbe iniziare dalla frequenza 10717 prima in verticale e poi in orizzontale, ma non basta: le due casistiche ricavate andrebbero ognuna testata con i valori possibili del FEC, quindi 10717V 1/2, 10717V 2/3 e via di questo passo.

Sino a qui la ricerca, benché lunga, risulterebbe completa e potremmo essere aiutati dal fatto che certi tuner dispongono del FEC automatico, non richiedendo perciò l’inserimento del valore relativo.
Il problema arriva con il symbol rate, che può assumere moltissimi valori: la soluzione software agisce proprio come nell’esempio appena visto e risolve l’ostacolo del symbol rate effettuando le combinazioni con un set di valori tra i più utilizzati, 27500,22000 e altri di uso comune.

Purtroppo, com’è intuibile, questa è una forzatura che declassa la qualità della ricerca, rendendola non più completa, prestandosi a “scoperture”.
È il caso, ad esempio, di un transponder che trasmette con un symbol rate non compreso nel set di quelli presi in considerazione dal software.
Nonostante questa limitazione la ricerca Blind Scan software costituisce un bel passo avanti, ma è il dispositivo realizzato via hardware che va segnalato come vera innovazione.

In questa implementazione il tuner è capace di rilevare il symbol rate della frequenza sulla quale sta effettuando il test, velocizzando il processo e trovando davvero tutti i transponder che il ricevitore può sintonizzare.

Queste procedure di Blind Scan sgravano di molto il lavoro dei settings-man i quali, utilizzandole periodicamente, possono apportare i cambi necessari ai loro aggiornamenti: considerata la semplicità di utilizzo e il risultato finale sono da consigliare anche agli utenti meno esperti.

Nei link riportiamo le caratteristiche di alcuni ricevitori che supportano questo interessante metodo di ricerca.

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