CAM e decoder unico, vicende nostrane

Agosto 2009.  … Di conseguenza, sono variati i modi con i quali i provider si pongono verso l’utenza finale per tutelare i loro interessi.

Dai tempi di Tele+ ai giorni nostri la pirateria satellitare è sempre stato un grosso problema, il nemico da sconfiggere per sopravvivere: l’inadeguatezza della sicurezza di alcuni sistemi di criptatura coniugata all’intraprendenza dei pirati informatici ha portato, infatti, in certi periodi, a situazioni allarmanti in cui le card pirata erano diffuse in numero impressionante e reperibili ovunque.

In quegli stessi anni era in vigore la famosa legge 79/1999 sul decoder unico, che imponeva che “i decodificatori devono consentire la fruibilità delle diverse offerte di programmi digitali con accesso condizionato e la ricezione dei programmi radiotelevisivi digitali in chiaro mediante l’utilizzo di un unico apparato”.

Semplificando al massimo, questa legge sostiene che un utente debba potersi avvalere di un unico ricevitore per la visione di qualunque canale satellitare: intrinseco, in questa legge, l’obbligo dei provider di fornire un sistema di criptatura al di fuori dei propri apparati tramite, per esempio, la distribuzione di CAM per il proprio sistema.

Ma, come accennato precedentemente, la crescita degli interessi economici ha aumentato le pressioni attuate dai broadcaster sulle autorità per l’abrogazione della legge sul decoder unico, per cui lo sviluppo delle CAM renderebbe più facile un’opera di reverse engineering (il processo di analisi di un apparato esistente con l’intenzione di arrivare a comprendere le specifiche tecniche che hanno portato alla sua realizzazione) rivolto al mercato della pirateria satellitare.

Il risultato è che la legge non esiste più e che il modo di vedere la Tv a pagamento, in Italia, è radicalmente cambiato: da una parte l’utente SKY munito di SkyBox, il decoder fornito dalla società di Rupert Murdoch, l’unico legalmente riconosciuto per fruizione dei contenuti di SKY, insieme al nuovo ricevitore Xdome, e dall’altra parte un nugolo di utenti SKY, regolarmente abbonati, che si barcamenano in vari modi per usufruire dei servizi per i quali pagano senza per questo rinunciare a tutto il resto dei programmi offerti dal vastissimo panorama satellitare e senza ricorrere a più di un decoder, infrangendo le leggi vigenti.
Un vero e proprio ribaltone all’italiana.

Consideriamo che praticamente tutti i sistemi di codifica sono accessibili mediante CAM con esclusione del solo NDS, per l’appunto il sistema di criptatura di SKY. Se tutti i broadcaster seguissero questa politica un potenziale utente abbonato a SKY, TSI Svizzera e a un bouquet hard dovrebbe disporre perlomeno di tre decoder diversi in casa, e sarebbe in ogni caso escluso dalla visione di tutti i restanti canali non appartenenti ai broadcaster con i quali è abbonato.

Ad evitare incomprensioni va puntualizzato che la tutela dei propri interessi, quelli di SKY in questo caso, è un sacrosanto diritto e quanto detto non ha lo scopo di sottolineare torti o ragioni ma semplicemente di spiegare come, partendo da uno standard aperto come la Common Interface, ci troviamo oggi con un sistema “chiuso” quale lo SkyBox.

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