Come sarebbe bello se…

Dicembre
Lo scopo dell’articolo può apparire superfluo trattandosi di un puro esercizio teorico non essendo finalizzato alla costruzione dell’oggetto progettato, ma è nello stesso tempo ambizioso per il fatto di voler creare, anche se solo in modo immaginario, un prodotto capace di soddisfare la quasi totalità dell’utenza: compito difficile anche per i migliori produttori di ricevitori che oltretutto traggono spunto da studi di settore approfonditi. Ben consapevoli di queste limitazioni vogliamo comunque testare la nostra inventiva, armati solo della nostra esperienza di appassionati e delle sensazioni manifestate dai nostri lettori che ci seguono e ci scrivono. Basta poco, a volte, per soddisfare talune esigenze e qualche volta quel poco sfugge ai progettisti specialmente in un mercato che brucia in fretta le novità. Un esercizio nel quale affronteremo anche gli aspetti meno importanti, come quello estetico, senza tenere conto, per non scendere troppo in campi non di nostra competenza, delle esigenze di costo che spingono spesso a utilizzare componentistica standard e soluzioni preesistenti. Vogliamo ipotizzare, insomma, un ricevitore in grado di soddisfare idealmente una larga fetta di pubblico esigente che non si accontenta di un prodotto stabile ma vuole anche godere delle ultime novità tecnologiche.

Composizione del ricevitore

Agli albori delle trasmissioni, quando ancora l’analogico dominava la scena, i ricevitori erano semplici dispositivi dove il fattore estetico non aveva importanza: a volte simili ad apparecchi da rack, i decoder venivano spesso nascosti in un mobile quando utilizzati in salotto o in qualche ambiente “nobile” della casa. L’aumento vertiginoso delle trasmissioni satellitari ha reso necessaria per molti appassionati la conoscenza di questo apparecchio, facendolo diventare centrale nell’uso quotidiano del mezzo televisivo. Il fattore estetico ha svolto in questo senso un ruolo importante nel far sì che quest’apparecchio potesse fare bella mostra di sé a fianco delle altre apparecchiature già residenti in salotto, come l’impianto Hi-Fi e i maxi TV da sempre oggetto di manifeste attenzioni da parte dei designer. Pur riconoscendo il ruolo (talvolta decisivo) dell’estetica anche nelle apparecchiature elettroniche, dovendo ipotizzare la struttura interna del nostro ricevitore “ideale” potremmo accorgerci che il ricorso a uno chassis sottile, stilizzato e bello a vedersi non fa al caso nostro: prioritaria nel nostro caso la concezione classica del box, basata sulla presenza della scheda madre con tutta la circuiteria necessaria, alimentatore compreso (a meno di non volerne utilizzare uno esterno). Forse l’XTrend 8500 è il ricevitore che più rispecchia la filosofia del prodotto che abbiamo in mente, dotato di un ampio spazio interno. L’idea guida è di esasperare il concetto di convergenza tra ricevitore digitale e computer. Come abbiamo spesso ribadito, i ricevitori digitali in genere, specialmente quelli Linux-based, sono strutturati come un personal computer, quindi sono dotati di microprocessore e memoria, rete wired e wireless e possono gestire periferiche quali device USB e hard disk in standard diversi. Per favorire la flessibilità nelle configurazioni su molti prodotti i tuner sono del tipo plug & play, e possono essere aumentati di numero e tipologia con un’operazione di installazione alla portata di tutti. I motivi che hanno portato a perfezionare le implementazioni di gestione dei device collegati in USB sono di natura economica, in quanto l’utente può aggiungere in un secondo tempo dispositivi wireless e tuner, perciò sarebbe bello esasperare questa possibilità con l’introduzione di un bus interno al ricevitore sul quale sarà possibile installare qualunque componente aggiuntivo.

Connettività al top

In pratica, come accade a livello software con i plugin, il ricevitore potrebbe essere commercializzato del tutto privo di connettività se si esclude quella standard, con la possibilità di configurarlo e comporlo a livello hardware a seconda dei propri desideri e necessità. La versione base del nostro apparecchio potrebbe essere composta da scheda madre con uscite A/V standard e un solo tuner, con la possibilità di scegliere tra decine di schedine aggiuntive compatibili con il nostro bus, dello stesso produttore o di terze parti: Ethernet wired e Wi-Fi, controller SATA ed eSATA, HUB USB, tuner in qualsiasi standard supportato, HDMI, card reader, common interface e quant’altro con il solo limite la fantasia. In pratica sarebbe possibile costruirsi il proprio ricevitore in base ai propri desideri, con la possibilità di ampliarlo in un secondo tempo semplicemente aggiungendo schede. Questo hardware all’avanguardia non può logicamente accontentarsi di un classico telecomando per funzionare, quindi abbiamo pensato a un’unità di controllo universale, in grado di pilotare il nostro ricevitore così come le altre apparecchiature di casa, in modo da non essere obbligati a vere e proprie acrobazie per colpa di una diversa disposizione dei tasti tra apparati diversi. Esistono in commercio molti telecomandi che rispondono alla nostra visione, ma nessuno capace di garantire l’integrazione totale con il ricevitore come auspicato. Il telecomando, infatti, grazie a uno schermo touch di generose dimensioni, dovrebbe permettere un’elevata parametrizzazione delle sue funzioni e di colloquiare con il ricevitore al pari di una periferica. Sempre nell’ottica della massima flessibilità, in alternativa al telecomando indicato potrebbe essere fornita anche un’altra unità dalle normali prestazioni, così come un’app per tablet con pilotaggio Wi-Fi.

Il firmware, fondamentale condizione

Il firmware, o meglio il sistema operativo, chiamato a pilotare il ricevitore è, senza dubbio, la parte più importante del progetto. Abbiamo assistito, negli anni, alla commercializzazione di ricevitori con dotazioni hardware superiore e una gestione firmware inadeguata a castrarne le prestazioni,  questo perché lo sviluppo software è molto costoso per un produttore di ricevitori. Proprio per ovviare a questo problema negli ultimi anni si è assistito alla proliferazione di ricevitori basati su Enigma, il sistema operativo Linux personalizzabile grazie alla filosofia open-source (codice aperto), disponibile agli sviluppatori. Enigma permette di costruire intere parti di software, plugin e addon, che si integrano perfettamente con il sistema operativo originario e vanno ad aggiungere funzioni di sicuro interesse per gli utilizzatori. Nonostante le ragguardevoli possibilità offerte, Enigma però non soddisfa in pieno le nostre esigenze, avendo perso col tempo la spinta propulsiva iniziale, focalizzandosi su taluni aspetti senza correggere vecchi problemi. Invece il sistema operativo Linux-based Spark2, presente sul ricevitore Amiko A3, si avvicina di molto a quanto abbiamo in mente tenendo conto anche delle difficoltà d’interfaccia dell’hardware ipotizzato. Una parte importante dovrebbe riguardare la gestione delle periferiche, per cui il sistema dovrà essere in grado di rilevare qualunque modifica, provvedendo a scaricare i driver di gestione necessari alla nuova periferica e al suo funzionamento: un vero e proprio pannello di controllo esclusivamente dedicato all’hardware di sistema, alle sue problematiche e parametrizzazioni. Il nostro sistema avrà una forte propensione alla multimedialità in tutti i suoi aspetti, una gestione stile XBMC e, naturalmente, sarà costituito da un nucleo software stabile in grado di garantire il funzionamento di base del sistema, pronto ad essere ampliato grazie a plugin e addon.

Quali prospettive commerciali?

Ma un prodotto del genere sarebbe commerciabile? Abbiamo premesso in apertura che non ci saremmo preoccupati più di tanto degli aspetti che non ci competono, quale la riduzione dei costi, e non a caso abbiamo del tutto tralasciato il discorso economico. Il solo telecomando proposto (vedi box) costa molto di più di un buon ricevitore ma potrebbe essere fornito come opzione. Il resto del progetto è in linea con un ricevitore di fascia alta, anche se per la composizione del nostro decoder abbiamo attinto ben poco a prodotti esistenti: purtroppo lo sforzo per lo sviluppo di un tale apparecchio sarebbe inevitabilmente alto se si considera il target d’utenza che ne potrebbe essere interessato. Oltre a un progetto hardware quasi completamente nuovo si dovrebbero affrontare i costi per lo sviluppo del firmware e dei driver di sistema, senza contare le varie royalties per le parti delegate alla decodifica. Un investimento imponente, specie se si considera che ciò che resta del mercato dei ricevitori è trainato dalle vendite dei modelli di fascia bassa, e soltanto pochi appassionati tendono a rivolgere le proprie attenzioni verso prodotti esoterici. In ogni caso è stato bello sognare e per continuare ancora per un po’ completiamo il nostro volo di fantasia con le schede tecniche di tre modelli di ricevitori, questa volta in commercio, che rappresentano l’elite nel mondo Linux-embedded e in qualche misura molto vicini al ricevitore ideale finora descritto.

 

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