Scambio perfettamente attivato

Maggio 2009. I primi impianti di ricezione satellitare rivolti al grosso pubblico erano per lo più formati da una parabola e un LNB collegati tramite un cavo di discesa ad un ricevitore digitale: con queste premesse il satellite ricevibile era ovviamente uno solo.

Con il passare del tempo i canali ricevibili con un impianto alla portata del grosso pubblico sono cresciuti in maniera esponenziale, così come sono aumentati i satelliti ricevibili con una spesa contenuta, grazie alla maggior potenza di trasmissione degli stessi.
E se fino a poco tempo fa il satellite principale per l’Italia era HotBird a 13° Est, ora non è difficile trovare canali italiani anche su altre posizioni orbitali, ad esempio EuroBird a 9° Est, nuovo punto di riferimento per i cultori dei canali hard.

Proprio grazie a questi cambiamenti sono mutate le esigenze dell’utente appassionato, sempre attratto dalla ricezione di canali sempre più nuovi e numerosi: per qualche motivo, infatti, accontentarsi di un solo satellite quando possiamo riceverne perlomeno due con una spesa di poco superiore, utilizzando 2 LNB?

Per non parlare delle possibilità offerte da un’antenna toroidale, che permette l’installazione, in media, di 16 LNB per altrettanti satelliti. E vogliamo non citare gli impianti motorizzati? Ebbene tutte queste nuove possibilità sono attuabili facilmente proprio grazie al protocollo DiSEqC.

Le specifiche del protocollo
DiSEqC (Digital Satellite Equipment Control) è uno speciale protocollo di comunicazione tra i decoder per la ricezione dei canali satellitari e i dispositivi come gli switch multi parabola o multi LNB e piccoli rotori per antenne paraboliche.

Il sistema è stato sviluppato Eutelsat, che attualmente definisce la standardizzazione del protocollo. Il DiSEqC ha necessità del solo cavo coassiale per la trasmissione bidirezionale dei segali-dati e dell’alimentazione elettrica dei dispositivi.

Ora, definizione alla mano, possiamo tornare ad analizzare i motivi della sua introduzione e del suo successo: come visto in precedenza l’aumentare dei canali ricevibili da diversi satelliti ha modificato profondamente il modo d’intendere un impianto di ricezione: ma se con un solo LNB delegato alla ricezione di un satellite serve un solo cavo di discesa, con l’aumentare dei satelliti aumentano i cavi che dall’LNB vanno al ricevitore.

Non solo: supponendo, per semplicità, un impianto con 2 LNB (dual-feed), avremo due cavi di discesa, uno per satellite, ma un solo ingresso sat sul ricevitore.
Questo semplice esempio è volto a far capire che l’esigenza principale, con il crescere dei satelliti ricevibili, è data dal commutare più segnali provenienti dalla parabola verso un unico ricevitore, possibilmente utilizzando un solo cavo coassiale di discesa.

Le soluzioni adottate nel tempo per commutare vari segnali in ingresso su una sola uscita sono state diverse e vale la pena, se non altro, di ricordarle in quanto antenate del protocollo DiSEqC.

Schema DiSEqC. L’applicazione più comune del DiSEqC è il pilotaggio di un impianto dual-feed Hot Bird/Astra (2 LNB montati su una sola antenna per ricevere 2 satelliti): i due cavi che arrivano dall’antenna entrano in uno switch e solo un cavo esce verso il ricevitore nel quale assoceremo Hot Bird e Astra ai toni A e B coerentemente con i collegamenti effettuati sullo switch. In questo modo quando il ricevitore è su Hot Bird comanda lo switch in modo da far passare il segnale proveniente da Hot Bird e viceversa.

Una prima soluzione al problema arrivò con gli switch a 22 KHz, caduti in disuso alla comparsa degli LNB Universali: il tono utilizzato per il loro pilotaggio, resosi così disponibile, fu però prontamente utilizzato per commutare l’LNB dalla banda bassa alla banda alta.

Un’altra soluzione arrivò con lo switch pilotato a 0/12V: si associava dal menu dei ricevitori che lo permettevano, ad un satellite con 0V e 12V all’altro.

Il sistema lamentava un inconveniente: richiedeva due cavi di discesa oppure – nel caso di posizionamento dello switch nel sottotetto – di un cavo per i 12V per collegare il ricevitore allo switch.

Ricordiamo ancora, per dovere di cronaca, uno switch pilotato a 60 Hz, tono che tuttavia non tutti i ricevitori implementavano. Con il DiSEqC tutte queste problematiche sono ormai dimenticate e praticamente tutti gli impianti non monofeed montano switch compatibili con questo protocollo.

Versioni 1.0 1.1 1.2 e 2.x
L’evoluzione del protocollo DiSEqC ha portato oggi a varie versioni che si differenziano per il numero di pilotaggi gestiti e per la bidirezionalità del flusso, introdotta nelle versioni 2.x e che ai nostri fini ha poca rilevanza perché non esistono ricevitori in grado di gestirla.

Prima di elencare le varie versioni DiSEqC, è necessaria una precisazione riguardo la relazione esistente tra il numero di segnali gestiti e il numero di LNB pilotabili tramite il protocollo DiSEqC.
Un LNB per funzionare ha bisogno di 4 segnali per distinguere le quattro modalità di ricezione del segnale (vedi tabella).

Avendo a disposizione 16 segnali (DiSEqC 1.0/2.0) si potranno gestire al massimo 4 LNB (16/4) mentre con 256 segnali (DiSEqC 1.1/1.2/2.1/2.2) si possono gestire sino a 64 LNB (256/4).

Da puntualizzare, prima di proseguire, la compatibilità verso il basso del protocollo, grazie a cui gli switch di versioni superiori sono in grado di gestire anche i segnali delle versioni precedenti. Esiste poi una versione detta simple-DiSEqC per la commutazione tra due soli LNB, molto utilizzata negli impianti dual-feed tanto da essere stata integrata direttamente negli LNB monoblocco (vedi link sotto il titolo).

La versione 1.0 attiva la commutazione di 4 LNB, la 1.1 e la 1.2 quella di ben 64 convertitori: quest’ultima è particolarmente utilizzata negli impianti motorizzati.
Consigliamo tuttavia di verificare che il ricevitore sia espressamente dichiarato compatibile prima di acquistare switch 1.1 compatibili con i comandi uncommitted non gestiti da tutti i decoder.

Senza scendere in dettagli uno switch può essere paragonato ad un semaforo che scatta a richiesta: sul ricevitore si associano i vari satelliti ai segnali gestibili dallo switch e quando ci si posiziona su di un qualsiasi canale ecco che lo switch dà il “semaforo verde” solamente ai segnali televisivi provenienti dal satellite relativo al segnale ricevuto.

La versione 1.2 è utilizzata soprattutto sui rotori per antenne di piccole dimensioni: l’associazione viene fatta, in questo caso, tra impulso DiSEqC e posizione satellitare.
Tipicamente i rotori d’antenna, quali lo STAB dell’omonima azienda italiana, ricorrono ad una serie di dati pre-memorizzata all’interno della sezione logica di controllo che riporta le associazioni tra impulso DiSEqC e satellite.

Ciò rende la vita più semplice all’utente finale al quale è richiesto solo di mantenere le stesse associazioni presenti nel proprio ricevitore.
Come si può intuire, nel caso di impianti motorizzati il ricevitore, sempre tramite un segnale comunica al rotore su quale posizione satellitare spostarsi.
Non è difficile a questo punto comprendere il perchè del successo del sistema.

Innanzitutto il DiSEqC è stato implementato e aggiornato da Eutelsat e questo ne garantisce l’affidabilità, in secondo luogo consente di pilotare un gran numero di LNB attraverso un solo cavo coassiale garantendo una flessibilità d’uso così elevata da indurre tutti i costruttori a rendere i propri ricevitori compatibili con il protocollo.

Non possiamo, infine, non segnalare come i ricevitori di SKY risultino incompatibili con il DiSEqC, ad ulteriore testimonianza della politica di “chiusura” del provider verso tutto ciò che è estraneo al proprio bouquet, naturalmente a danno dell’utente finale.

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