SKY Attack! Offensiva a tutto campo

Dicembre 2009. Legge sul decoder unico, abuso di posizione dominante, pirateria incalzante, Digitale terrestre in forte espansione: chi di noi non ha sentito, negli ultimi tempi, parlare di questi argomenti alzi la mano.

La situazione italiana per quanto riguarda il mercato televisivo è in forte fermento, aggravato dai primi risultati negativi del DTT legati allo switch-off in Piemonte e dalla disfida digitale tra i broadcaster, combattuta con armi non sempre lecite ma sovente tacitamente approvate.

Ad aggravare questa situazione si è messa la crisi economica che colpisce il nostro Paese e che ha il suo riscontro più immediato nel calo delle spese rivolte ai generi non di prima necessità quali, si suppone, la televisione.

In uno scacchiere strategico simile si poteva tranquillamente prevedere che la lotta a suon di carte bollate con le aule dei tribunali come campo di battaglia si potesse spostare su altri campi, quali quello tecnico e commerciale, e così è stato.

Come in un incontro di wrestling a squadre in un angolo troviamo SKY, forte dei suoi milioni di abbonamenti, presente in molti paesi del mondo, con l’NDS, sistema di criptatura sviluppato dai suoi laboratori, nell’altro angolo uno schieramento formato dal Digitale terrestre nelle fattezze di Mediaset con la RAI, sempre più incapace di spostare gli equilibri del gioco, e TivùSat, entità sulla quale molti fanno affidamento ma che non si sa ancora quanto potrà sulla vittoria finale.

Il combattente mascherato, in questa sfida, è la pirateria: per definizione non dovrebbe avere amici tra i contendenti ma, considerato che attualmente è nemica di SKY, la schiereremo contro.

A dire il vero non sarebbe la prima volta che la pirateria viene utilizzata sottobanco a favore di un provider, almeno a credere a certe leggende metropolitane di Internet: si sussurra infatti che il Seca2 venne “crakkato” proprio nei laboratori dell’NDS in modo da permettere a SKY di abbandonare un sistema dichiarato oramai compromesso per passare al proprio per non pagare diritti a terzi.

Dicerie? Come in tutte le leggende, un fondo di verità ci deve essere, se nel 2002 Canal Plus prima ed Echostar Communication dopo hanno presentato denuncia contro SKY, che in entrambi i casi  si sarebbe resa colpevole di favorire la pirateria sui servizi della Tv rivale.

Pirateria, nemico da distruggere
Per definizione le trasmissioni sono passibili d’intercettazione con strumenti anche non professionali: lo scopo, nel caso di trasmissioni digitali, è di arrivare a decodificare il segnale televisivo per poter usufruire, senza abbonamento, della visione dei canali di un determinato provider.

Attualmente non esistono, per quanto ci è dato sapere, metodi per la visione abusiva di SKY se si esclude la pratica dello “sharing” (vedi box a parte) pratica attualmente inutilizzabile dopo le ultime contromisure del provider, ma di questo parleremo più avanti.

Vogliamo prima distinguere alcuni aspetti prettamente illegali da quelli che sono un tentativo di far valere le proprie ragioni: nei tempi in cui la legge sul decoder unico era in vigore l’utenza era tutelata nell’utilizzo del mezzo tecnologico preferito (leggi decoder).

Qualsiasi decoder in standard Common Interface avrebbe dovuto, in linea teorica, permettere la visione di qualsiasi emittente che trasmettesse con un qualsiasi sistema di criptatura tramite l’utilizzo di una CAM: un vero e proprio uovo di Colombo tecnologico.

Un solo ricevitore e, al limite, una CAM per ogni provider. La portata di questa innovazione la si può intuire, a maggior ragione, con l’avvento delle pay-tv in Digitale terrestre: un semplice ed economico ricevitore combo SAT+DTT come ne vengono testati in quantità su queste pagine, e l’utente può godere della visione di tutti i programmi gratuiti e a pagamento.

Una soluzione da paese civile, ma troppo semplice: una situazione nella quale l’utente è tutelato e i provider guadagnano esclusivamente per la qualità di quanto da loro trasmesso.

Purtroppo le cose non stanno così: conseguentemente alle vicissitudini delle pay-tv italiane, Tele+ e Stream e all’arrivo di SKY, passando per Canal+, la situazione è cambiata.

Già dagli inizi la società di Murdoch ha insistito per utilizzare il proprio sistema di codifica, per il quale non paga diritti a terzi, contrariamente a quanto succedeva inizialmente con l’impiego del sistema Seca2.
Una richiesta legittima, se non fosse che il sistema NDS non soddisfa le clausole del decoder unico, in quanto non esistono CAM con esso compatibile.

La caduta del sistema Seca sotto i colpi della pirateria, forse aiutata, come accennato sopra, permise a SKY di passare all’NDS rendendo inutilizzabili migliaia di decoder acquistati da chi, per svariati motivi, non era soddisfatto del ricevitore del provider fornito in affitto prima, in comodato d’uso ai giorni nostri.

Il passaggio all’NDS non coincise con il rilascio di una CAM compatibile osteggiata dalla dirigenza con la motivazione che una CAM facilita l’azione di pirateria nei confronti del sistema.

La “bolla” del decoder unico
Ma allora la legge sul decoder unico? Quella legge non esiste più: in qualche anno passando per mille denunce si è spenta silenziosamente, in puro italian style.

Circa 6 mesi dopo il completo switch-off del SECA2 iniziarono ad uscire su Internet i primi emulatori, cioè parti di software finalizzati alla gestione dello slot per le card, rendendolo compatibile con qualsivoglia sistema di codifica.

Sgombriamo il campo dagli equivoci una volta per tutte: l’utilizzo di emulatori è illegale in quanto permette l’impiego di un certo sistema di codifica su di un ricevitore privo dei diritti di utilizzo, ma l’utente che stipula un contratto con SKY ha in casa il ricevitore (che non utilizza) sul quale i diritti sono stati pagati alla fonte.

Un artifizio sulla cui legalità non ci soffermeremo ma che permette di utilizzare il proprio abbonamento in un ricevitore di proprietà.

Sull’onda degli emulatori partì la commercializzare di CAM capaci, con modifiche del firmware, di gestire il sistema NDS, sempre ed esclusivamente con lo scopo principale: utilizzare il proprio ricevitore.

Purtroppo, come sempre accade, la visione di guadagni economici ha portato ad utilizzare questi sistemi per la condivisione di card tra più utenti con un rapporto allucinante tra abbonamento e persone che ne usufruiscono.
Queste poche righe spiegano la situazione pirateria fino a pochi giorni fa.

Passi falsi e lacune del sistema
Mai come per l’avvento del Digitale terrestre un’innovazione tecnologica è stata presentata con scalpore e con dispendio di mezzi come una miglioria per il pubblico: ma non è tutto oro quello che luccica e questi miglioramenti, che si riassumono sostanzialmente in una migliore qualità audio/video, sembra siano per pochi fortunati eletti.

Lo switch-off del Piemonte, pilotato dalle sedi di Roma che di disposizione territoriale piemontese ne sa quanto può leggere sulle cartine, ha portato a galla tutte le lacune del sistema. Essenzialmente le zone che non ricevevano i segnali analogici non ricevono quelli digitali e per contro molti di quelli che li ricevevano, ora sono oscurati in quanto la zona non è (ancora?) coperta dal segnale.

Da qui le migliaia di lamentele e i politici locali ad occuparsi dei problemi degli utenti, ma con colpevole ritardo: e così centinaia di famiglie non possono usufruire neppure dei canali per i quali si richiede il canone.

Siamo solo all’inizio del passaggio al digitale eppure i problemi sembrano già insormontabili.
Proprio il Digitale terrestre che doveva essere il principale antagonista dell’egemonia di SKY con Mediaset e Mediaset Premium, la RAI e una flotta di piccole stazioni locali rischia una falsa partenza.

Ma oramai la guerra è iniziata e le armi che i nemici di SKY possono schierare sono queste, oltre alla solita pensata all’italiana che vede nascere il polo televisivo satellitare TivùSat, formato sempre da RAI, Mediaset e Telecom.

Rivalità mal celate
Chiunque non segua con regolarità questi avvenimenti a questo punto si potrà sentire spiazzato: un polo televisivo satellitare formato da emittenti che dovrebbero puntare sul Digitale terrestre?

L’idea è di fornire una copertura satellitare alle zone non coperte dal Digitale terrestre trasmettendo i canali gratuiti: una forma di rispetto verso l’utenza o una mossa per indispettire SKY?

Più semplicemente, una mossa per evitare che i residenti delle zone non coperte dal Digitale terrestre si precipitassero ad abbonarsi a SKY per usufruire della visione dei canali nazionali.

E questa ipotesi trova conferma nella decisione della RAI di uscire dalla piattaforma di Rupert Murdoch con i suoi canali satellitari e di oscurare anche le cosiddette reti in chiaro, RaiUno, RaiDue e RaiTre, in occasione di eventi importanti.

Immediatamente dopo questa decisione, quasi fossero mosse studiate a tavolino, ecco che anche Mediaset inzia ad oscurare sempre più frequentemente le sue emittenti sul satellite, sino ad impedire la visione del popolare Centovetrine e del leggendario Beautiful.

Obiettivi chiari, strategia mirata
Questi gli schieramenti in battaglia e queste le prime mosse degli antagonisti di SKY, probabilmente convinti di potersela giocare alla pari.

La contromossa di SKY è stata però da manuale e, come accennato in apertura, ad ampio respiro: in pochi giorni una modifica agli algoritmi delle card ha reso inutilizzabili tutti i ricevitori che non siano SkyBox e XDome, ponendo pure fine allo sharing.

Quasi contemporaneamente arriva l’annuncio della Digital Key, che permetterà di usufruire dell’offerta del Digitale terreste sui decoder di casa Murdoch, a contrastare la creazione di TivùSat che porta i segnali DTT sul satellite.
Ma l’attacco non si ferma qui: nuove offerte a vecchi e nuovi abbonati puntando più che agli sconti, a promozioni di alto profilo, come la Tv in Alta Definizione.

Una vera e propria ondata pubblicitaria invade così la carta stampata, Tv e Internet come forse non era mai avvenuto prima, tanto che le discussioni sulle trasmissioni digitali, spesso ad appannaggio dei soli appassionati, si allargano a macchia d’olio in tutti gli ambienti.

Ma la domanda vera è: a chi giova tutto ciò? Noi non sappiamo a chi porta beneficio ma non ci sono dubbi su chi ci rimette: l’utente finale.
Non che questa sia una grossa sorpresa, perchè è già accaduto in passato e ancora accadrà, ma ciò che stupisce di tutta la situazione, senza volere entrare in argomentazioni politiche, è l’assoluta mancanza di regole e la totale assenza delle istituzioni a controllare certe mosse.

Di sicuro ciò che SKY sta attuando in questi giorni contro la pirateria è perfettamente legittimo, meno legittimo il come sia stato possibile abrogare la legge sul decoder unico tanto che ora si potrà addirittura arrivare all’unico decoder: quello di SKY.
La forzatura all’impiego di un decoder fornito in comodato non è solo deleteria per il consumatore finale ma per tutta la parte di economia legata alla produzione e commercializzazione dei decoder.

E come se non bastasse, nel contratto di SKY è prevista la fornitura gratuita della parabola ed anche quella promozionale come dalle ultime offerte, di un televisore.

Desolante sconfinamento di ruoli
Ma quanto può sentirsi protetto dalla legge un negoziante che installi antenne e venda decoder e televisioni, se viene permesso ad un provider di contenuti televisivi di entrare nel suo core business e distruggerlo?
Questo è il vero nocciolo del discorso, i provider devono fare televisione e la loro guerra deve spostarsi su binari più consoni quali la qualità dei programmi.

D’altronde Murdoch è in buona compagnia se, come visto sopra, RAI e Mediaset non rinunciano ad assestare colpi bassi all’utenza pur di colpire il nemico: si oscurano programmi proprio ora che il problema della copertura dei segnali dopo lo switch-off è primario, incuranti del risultato sul povero telespettatore.

Ma la vera sorpresa, ciò che veramente testimonia la mancanza di controlli e di buon senso, riguarda TivùSat: dopo anni di scontri a causa della legge sul decoder unico non rispettata da SKY ecco che l’emittente satellitare destinata a trasmettere i canali in chiaro del DTT fa la scelta del suo sistema di codifica.
E cosa sceglie? Una versione di Nagravision modificato, non presente su alcuna CAM ufficiale e che costringerà l’utente all’acquisto di un decoder abbinato alla card!

Veramente incredibile e degno di un paese sottosviluppato: TSI, la Televisione della Svizzera Italiana, trasmette in Viaccess e vende la card a chi ne faccia richiesta, preferibilmente residenti, senza alcun obbligo sul ricevitore.

Questa deve essere la politica corretta almeno per la Tv di Stato, ripulita da qualsiasi scelta politico/economica… Invece torniamo su vecchie polemiche e, mentre la tecnologia progredisce a passi da gigante, il telespettatore italiano regredisce. Complimenti!

Più controllo e rispetto delle regole 
C’è veramente da rammaricarsi: le capacità e le conoscenze tecnologiche che possono vantare i nostri provider nazionali sono molto avanzate, tant’è che usufruiamo di SKY presente in tutto il mondo con le proprie trasmissioni.

Il panorama potrebbe essere dei più rosei se non si assistesse a continue lotte di potere senza alcuna regola e tutela del consumatore.
Il momento è certamente difficile e di forte tensione ma anche in tempi di guerra ci sono regole da seguire. E quindi auspichiamo ad un organismo di controllo per queste situazioni, naturalmente “super partes”.

Assolutamente lecita la lotta alla pirateria, assolutamente illecito imporre un ricevitore, così come ci pare illecito utilizzare specchietti per le allodole, quali “gadget” tecnologici, per attirare nuovi abbonati: a rimetterci non è solo il singolo utente ma una buona fetta di economia.

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